Lo sguardo di una ragazzina di nove anni confrontato alla separazione dei propri genitori. Costituisce un piccolo miracolo YUKI ET NINA, dal nome di due inseparabili amichette, una delle quali costretta a dividersi tra una madre giapponese e un padre francese, sulle piu che spigliate vicissitudini (le due sono impagabili di naturalezza) che articolano il film a due mani di uno dei registi più discreti, e di conseguenza ragolarmente sottovalutati del cinema giapponese, Nobuhiro Suwa, e dell'attore francese Hyppolite Girardot di UN MONDE SANS PITIE', esordiente alla regia. Perchè riesce ad essere, come di dovere, acuta riflessione sociologica e indagine psicologica. Ma, nel contempo, folgorante, sorprendente invenzione fantastica, deliziosamente poetica.
Il film è costruito su una collaborazione a prima vista improbabile: tra l'autore del bellissimo M/OTHER (1999), portato dalla propria cultura all'evasione nel contatto fantastico con la natura, e da una poetica della coppia e del nucleo famigliare fatta d'intimismo silenzioso e d'improvvisazione che gli è tutta sua, e l'attore francese attento ad una resa più fisica delle situazioni. Incanta, la pellicola, per la tenera freschezza della cronaca iniziale, attenta agli ambienti, giubilatoria fino all'improvvisazione nel proprio realismo.Per evadere ben presto, però, con le sue due vispe protagoniste dagli spazi urbani nei quali si affrontano, più o meno bonariamente, le turbe famigliari nella dimensione consolatoria della natura sempre più straniante attorno a Parigi.
La favola poetica, la divagazione impressionista e addirittura surrealista, sempre permeate dalla serenità di uno sguardo tutto orientale subentra allora all'osservazione più clinica di segno occidentale. Che finirà, ancora più magicamente, per scolorire nella magia delle foreste e delle cadenze giapponesi, nel sogno intrigante e infinitamente delicato dell'infanzia perduta.